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"Scherma, schermo" racchiude due passioni o, meglio, una passione che si accompagna a un lavoro appassionante. Davide Ferrario è un regista, ma il suo vero grande amore è la scherma, incontrata da adolescente alla fine degli anni Sessanta, un po' dimenticata per i casi della vita, poi riscoperta e mai più abbandonata. Dietro la maschera, con l'arma in mano, si è soli con se stessi e le connessioni con il mondo del cinema sono molte, talvolta inattese, talvolta lampanti perché in un combattimento si è allo stesso tempo attori, registi e spettatori. Ferrario racconta la scherma come girerebbe un film, partendo da un primissimo piano su un atleta fermo in pedana, per poi allargare l'inquadratura sul mondo attorno a lui, con gli occhi di chi sta per affondare una stoccata: tesi, concentrati, emozionati.